Sulla strada per l’Equatore

…l’esperienza non è il punto di arrivo ma ciò che trovi durante il tragitto..

La pioggia era terminata, ma una lunga fila di auto occupava la strada fangosa. Viaggiavamo a passo d’uomo mentre ai lati della strada la vita tornava alla normalità.

Negozi di frutta e verdura toglievano i teli che li proteggevano dalla pioggia e quei colori davano vita a quella giornata un pò grigia.

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Pian piano dalle piccole costruzioni i bambini facevano capolino pronti per uscire di nuovo, tra frutti di platano appoggiati a terra per essere venduti, donne e uomini si erano già rimessi a lavoro nelle piccole attività più o meno improvvisate. Era tangibile una semplicità di vita che non avevo mai percepito ma soprattutto che non avevo mai sentito sulla pelle.

Di fatto è difficile poter comprendere quando si è al di là di uno schermo televisivo, lontani migliaia di kilometri, quanto il bisogno del superfluo ci renda schiavi di un sistema e quanto sia enorme il divario che ci separa dal terzo mondo.

Un mondo in cui la qualità della vita in termini materiali è sicuramente inferiore alla nostra, ma allo stesso tempo, per assurdo, più tranquilla e libera.

…un sorriso e tutto cambia…

E mentre ero lì ad immortalare quei momenti, per me affascinanti, la fila si blocca proprio davanti ad un’abitazione dove una donna con sulla schiena un bimbo di pochi mesi era intenta a preparare del cibo, mentre la sua bambina di pochi anni lì vicino teneva in braccio un bambino più piccolo, molto probabilmente il fratello minore.

Quando mi sono affacciata dal finestrino per salutarle, con in mano la macchina fotografica, di tutta risposta ho ricevuto due sorrisi che mi hanno riempito il cuore.

Vederla prendersi cura della sua sorellina o fratellino anziché stare a giocare mi ha fatto riflettere a come le lunghe distanze tra un luogo ed un altro nel mondo possano essere percorse con facilità tramite un aereo ma che in realtà c’è una distanza di pensiero, cultura, e differenze di possibilità, distanti anni luci. Distanze che spesso non vengono comprese da chi dalla vita ha avuto più possibilità ma spesso non sa sorridere.

Potrà sembrare assurdo ma quel momento che sono riuscita ad immortalare ha avuto un impatto importante nel percorso della mia vita: non importa chi sei, cosa fai o da quale parte del mondo arrivi, un sorriso non si nega mai a nessuno.

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Eravamo arrivati alla linea dell’equatore che si trova più o meno a metà della Masaka-Kampala Road, la strada che collega le due città.

Fui talmente presa da quegli scenari durante il tragitto che non mi accorsi di essere già arrivata. Parcheggiata l’auto ci siamo concessi un caffè e uno snack con un piatto di platano fritto.

Questo frutto chiamato Matoke è l’alimento principale del paese e viene utilizzato in molte pietanze.

Una volta bollito all’interno della foglia dell’albero, viene schiacciato fino a diventare una purea e condito con carne e salsa di verdure.

Il piccolo ristorantino, se così si può chiamare, non aveva chissà quale paesaggio, si trovava proprio lungo la strada, ma insomma… mi trovavo all’Equatore!

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cambiare strada e perdersi tra piccoli villaggi

Le tappe successive, dopo l’Equatore, sarebbero stati la scuola e l’orfanotrofio. Dovevamo tornare indietro, per cui il tempo di scattare qualche foto e ci siamo rimessi di nuovo in auto. Il tempo era variabile e quando il sole riusciva a farsi strada tra le nuvole il paesaggio cambiava totalmente aspetto, riempiendosi di colori sgargianti.

Non eravamo sicuri che avremmo trovato l’ingorgo dell’andata per cui decidemmo di uscire dalla strada principale per passare all’interno in una secondaria. Ciò che non avevamo considerato è che non eravamo gli unici ad aver avuto quell’idea tanto che dopo qualche chilometro ci siamo trovati di nuovo in coda su di un sentiero dismesso tra piccoli villaggi immersi in una natura rigogliosa.

Altre auto e furgoncini pieni di persone erano rimasti bloccati nel fango ed anche noi dovendo fare manovra ci eravamo visti costretti a spostarci all’interno di un cortile di una casa. E proprio lì mentre eravamo fermi ho scattato una delle foto più belle e significative di tutto il mio viaggio.

Tre bambini erano andati a prendere dell’acqua con delle taniche e proprio mentre stavano tornando al villaggio si sono imbattuti con la nostra auto. Si sono fermati regalandoci quei sorrisi meravigliosi, così spontanei che mi hanno toccato l’anima e che ancora adesso, illuminano la mia mia casa dopo aver fatto divenire questa foto un quadro.

Appoggiata al finestrino dell’auto, rimasi in silenzio, guardando fuori e con mille pensieri che mi giravano in testa. Ci lamentiamo della qualità dell’acqua del rubinetto e loro non solo non hanno acqua corrente in casa, ma chissà quanta strada e da dove la prendono per poi trasportarla con quelle taniche pesanti nelle loro case.

Nel frattempo eravamo quasi arrivati alla scuola…

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La scuola e l’orfanotrofio