La scuola e l’orfanotrofio

..L’Uganda nel cuore..

Conosciamo migliaia di associazioni che si occupano di progetti solidali di ogni genere, ma ce ne sono altrettante che nel loro piccolo si occupano di progetti meravigliosi aiutando non solo la propria comunità ma quelle a migliaia di chilometri di distanza.

E proprio in questa scuola abbiamo potuto vedere ciò che una di queste associazioni è riuscita a realizzare. Le fasi di vari progetti come la ristrutturazione della stessa, la costruzione di un pozzo per l’acqua, la ristrutturazione degli alloggi e delle cucina.

Il colore rosa delle pareti dell’edificio risaltavano tra il verde della natura.

Un’accoglienza calorosa da parte delle suore ed insegnanti pronti a mostrarci tutta la struttura.

Il tutto contornato da una natura rigogliosa, alberi pieni di nidi di uccelli ed un cielo che oramai era sereno e poteva lasciarci godere quella visita in tutta tranquillità.

Abbiamo visitato tutto il complesso con edifici portati a termine ed altri ancora in fase di ristrutturazione, tanto spazio verde per gli studenti per sport ed attività ricreative. Campi adibiti a varie coltivazioni dove era possibile passeggiare ed ammirare quanto il lavoro dell’uomo possa dare vita ad ogni luogo. Mostrare queste foto per me non significa solamente ricordare un’esperienza significativa, ma è un modo per far capire quanto un piccolo gesto di solidarietà da parte di molti, possa cambiare le cose in una piccola realtà come questa. Dare fondi per una scuola, significa dare la possibilità ai ragazzi di cambiare il proprio destino e dare un’altra goccia di speranza a questo continente.

Ripartiti in auto alla volta dell’orfanotrofio, i miei pensieri correvano ancora tra i corridoi ed il verde di quella scuola, certa come sempre che nel proprio piccolo, ognuno di noi ha la capacità di rendere il mondo un posto migliore.

Avevo 4 valigie di abiti per i bambini, cancelleria e non vedevo l’ora di vedere cosa mi aspettasse. Allo stesso tempo però mi chiedevo che tipo di reazione avrei avuto, che tipo di realtà mi sarei trovata di fronte. Sarei riuscita poi a convivere con la nostra ipocrisia? Continuare a vivere nei nostri privilegi pur avendo toccato con mano una realtà totalmente differente?

Il cortile dell’orfanotrofio

Eravamo appena arrivati in quella piccola struttura.

Il cortile all’interno era provvisto di pochi giochi tra cui una piccola altalena, un triciclo, un tappeto elastico ed una casetta colorata.

Mi chiedevo quanti bambini ci fossero all’interno.

L’ambiente esterno era stranamente silenzioso. Ma seguendo la responsabile della struttura, lungo il corridoio che portava ad una stanza interna iniziai a sentire le prime voci.

Appena entrati bambini da 1 a 6 anni erano seduti su delle piccole sedie ed alcuni di loro, i più grandi di età, tenevano in braccio i più piccoli.

Quegli occhioni che ci guardavano incuriositi, alcuni timorosi, altri sorridenti, bambini senza una famiglia, molti abbandonati dopo il parto, come i due “scriccioli” ai quali un’assistente stava facendo il bagnetto. Si, erano stati abbandonati per strada ma fortunatamente, grazie alla sensibilità e bontà di qualcuno, erano arrivati sani e salvi all’orfanotrofio.

Non sono propensa al consumo e acquisto di dolciumi, definiamoli industriali, ma prima di partire avevo chiesto cosa poter portare che potesse piacere ai bambini e per questo avevo fatto scorta anche di caramelle che iniziai a distribuire.

Guardavo quei bimbi e mi sentivo piccola, impotente e ridicola perché in quel momento non potevo essere di aiuto in nessun modo.

Perché avrei voluto poter fare di più, dare di più. Poi però riflettendo ho pensato che avrei potuto anche scegliere di andare da un’altra parte, rinunciando anche a quelle piccole azioni che però sommate a quelle di altri… alla fine possono fare la differenza.

Ad ogni modo ho lasciato quell’orfanotrofio a malincuore, conscia del fatto che quella giornata aveva toccato qualcosa in me nel profondo.

Un senso di giustizia, uguaglianza e rispetto che dovrebbe essere alla base della nostra educazione e cultura ma che spesso viene dimenticato come se il destino di alcuni abbia meno importanza rispetto a quello di altri.

O come dice il detto “Occhio non vede cuore non duole” semplicemente continuiamo a vivere la nostra vita senza volere o poter renderci conto che la nostra realtà è ben diversa e sicuramente più fortunata di quella di molte altre persone.

Se solo riuscissimo a guardare un pò più lontano di dove arriva il nostro sguardo, superando quelle barriere culturali e quei confini spesso creati per difenderci da un qualcosa che neanche conosciamo ma che ci fa paura..riusciremmo a vedere negli occhi di quei bambini il futuro di tutti noi..

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